3 gennaio 2012

Stazione ricevente a doppio coherer

L’apparato qui riprodotto è una stazione radiotelegrafica ricevente nella quale sono presenti due coherer: uno a polveri metalliche di nichel e di argento nelle proporzioni rispettivamente del 96% e del 4%, l’altro a goccia di mercurio. Ognuno dei due detector va utilizzato separatamente. Con il primo, mediante un collegamento alla macchina Morse, è possibile stampare un messaggio con punti e linee; con il secondo è possibile solo l’ascolto in cuffia dei punti e delle linee.


La stazione presenta un circuito sintonico costituito dal jigger, disposto al centro dell’apparato, dietro i due coherer. Questo particolare trasformatore ha l’avvolgimento primario e quello secondario diviso in due sezioni. Il primario è costituito da due bobine separate, di colore arancione, ciascuna delle quali è formata da 40 spire di filo di rame del diametro di 1,5 mm, avvolte su un tubo in PVC del diametro di 100 mm disposto verticalmente. Il secondario è realizzato, parimenti, con due bobine, interne a quelle primarie e anch’esse separate, di colore rosso, ciascuna delle quali è composta da 85 spire di filo di rame del diametro d 1,5 mm, avvolte su un tubo in PVC del diametro di 80 mm, disposto anch’esso verticalmente.


Le due bobine del circuito primario del jigger sono in serie tra loro; un’estremità della serie è collegata all’antenna aerea, mentre l’altra estremità è messa a terra. Le due bobine del circuito secondario sono disposte in serie con il coherer che, in quel momento, è in funzione. Per sfruttare al massimo l’efficacia delle perturbazioni elettromagnetiche provenienti dall’aereo, le due bobine primarie sono installate accanto al coherer che in quel momento è in funzione, e precisamente una subito prima dell’entrata nel coherer e l’altra subito dopo l’uscita del coherer. L’intero jigger è fissato sia alla base sia alla sommità con strisce di plexiglass, aste filettate, rondelle e dadi di ottone.

Jigger

I due coherer sono disposti a scaletta su una barretta orizzontale di ottone, la quale presenta due fori alle sue estremità, nei quali passano due aste filettate di ottone, le quali, mediante dadi di ottone e rondelle, serrano la barretta, ancorandola saldamente anche alla base di rovere.  Entrambe le aste filettate sono elettricamente isolate dalla barretta di ottone mediante collarini e rondelle di plastica; in tal modo sono anche utilizzate per collegare i due coherer nel circuito elettrico.  Le estremità superiori delle due aste filettate sono direttamente collegate agli elettrodi del coherer a goccia di mercurio disposto in basso, mediante due cilindretti filettati internamente, dadi, rondelle e nottolini di ottone. Gli elettrodi di questo coherer sono realizzati uno mediante un cilindretto di carbone di storta, fissato ad uno spezzone di asta filettata di ottone, e l’altro mediante un altro spezzone di asta filettata di ottone. Ruotando uno o entrambi gli elettrodi nei due cilindretti (filettati internamente) è possibile variare la pressione sulla goccia di mercurio o staccare il suo contatto con uno o entrambi gli elettrodi, escludendo dal funzionamento lo stesso coherer.

Relè

Sulla barretta orizzontale di ottone sono fissate, verticalmente, altre due aste filettate di ottone, le quali sostengono, orizzontalmente, i due coherer mediante quatto collarini di plastica, due per ognuno dei detector. Il coherer a polveri metalliche, che ha i cilindretti platinati, è collegato, elettricamente, alle due aste filettate che sostengono la barretta orizzontale di ottone, mediante due cavetti di colore rosso, che hanno i terminali a forchetta. Svitando uno qualsiasi o entrambi i cilindretti di plastica di colore marrone disposti sotto la barretta di ottone, si disinserisce il coherer a polveri metalliche e la stazione è pronta per funzionare con quello a goccia di mercurio.

Decoherizzatore

La stazione radiotelegrafica funziona con la tensione di rete (220 V), che viene immessa attraverso i due morsetti neri a sinistra dei coherer. Aprendo l’interruttore a clip la corrente comincia a fluire e il suo passaggio è segnalato dall’accensione della spia verde dietro l’interruttore. Viene così azionato l’alimentatore, a sinistra dei coherer, dietro la spia verde, le cui uscite di tensione continua sono 3, 6, 9, 12 V. Per poter utilizzare queste tensioni bisogna azionare i due piccoli interruttori di colore nero, situati davanti l’alimentatore. La presenza di questi due interruttori permette di escludere l’alimentatore e quidi la tensione di 220 V e di poter far funzionare la stazione anche a pile, quando si utilizza il coherer a goccia di mercurio. Tutto questo sarà meglio chiarito in seguito.

I due coherer

La tensione continua dell’alimentatore che viene utilizzata è quella di 12 V, la quale serve per alimentare  l’intera resistenza del reostato posizionato dietro l’alimentatore, a sinistra del jigger; prelevando la tensione tra il morsetto d’ingresso e quello del cursore è possibile disporre di una tensione variabile da 0 a 12 V, avendo così utilizzato il reostato come un partitore di tensione. Di questa tensione variabile si utilizza quella di circa 3 V per poter azionare il circuito elettrico dei coherer. Tale circuito comprende la serie costituita, nell’ordine, dalla bobina di colore rosso della prima sezione del secondario del jigger, uno dei due coherer, l’altra bobina di colore rosso della seconda sezione del secondario del jigger, il relè artigianale (sul retro a destra del jigger) e una piccola lampadina (al centro sul davanti). La funzione di questa lampadina è molto importante, perchè, con la sua intensità luminosa, permette di apprezzare la tensione del circuito del coherer quando si ruota la manopola del cursore del reostato.

Potenziometro (vista frontale)

Quando si utilizza il coherer a polveri metalliche l’interruttore rosso (sul davanti tra i due morsetti rosso e nero) deve essere aperto, in maniera  da cortocircuitare gli stessi morsetti e permettere il passaggio della corrente. Quando, invece, la stazione funziona con il coherer a goccia di mercurio, l’interruttore rosso deve essere chiuso, per consentire l’inserzione, tra i due morsetti rosso e nero, della cuffia, che, con la sua impedenza permette il passaggio della corrente nel circuito del coherer.

Potenziometro (vista posteriore)

Quando si utilizza il coherer a polveri metalliche occorre affiancare alla stazione la macchina Morse; tale macchina, che sarà descritta successivamente a parte, è stata ricostruita in modo da funzionare con la tensione di 220 V. Si è ritenuto opportuno non utilizzare il relè artigianale per trasferire questa tensione alla stampante Morse, per la difficoltà di realizzare contatti resistenti e duraturi nel tempo senza deteriorarsi; perciò si è preferito impiegare un relè industriale certamente più idoneo ad assolvere a questa funzione. Questo relè che, s’indicherà con la sigla R2, è posizionato a destra dei coherer, davanti il relè artigianale su una basetta azzurra; esso ha la bobina eccitatrice a 12 V. Questa tensione viene prelevata dall’alimentatore e trasferita dal relè artigianale al relè R2, che a sua volta trasferisce la tensione di 220 V ai due morsetti rossi, posizionati proprio davanti al relè R2; questo trasferimento viene segnalato dall’accensione della spia rossa, che trovasi proprio davanti al relè R2.


A questi due morsetti rossi va collegata la stampante Morse, che è un apparato a parte. La tensione di 220 V di uscita aziona anche il decoherizzatore, posizionato sul davanti, al centro, al di sopra del coherer a polveri metalliche e ben visibile con la sua bobina ricoperta da una fascia rossa, avvolta al centro da  una striscia bianca con bollino rosso. Nel circuito del decoherizzatore, proprio sotto di esso, è inserito un interruttore di colore rosso per le opportune messe a punto. Tra i due morsetti rossi, a sinistra, trovasi un altro interruttore di colore rosso, che permette di cortocircuitare i contatti di uscita della tensione di 220 V per facilitare alcune messe a punto. Per gli stessi motivi, a destra del relè R2, trovasi un altro interruttore di colore nero, che consente di escludere la bobina eccitatrice a 12 V dello stesso relè.


Sul retro dell’apparato sono posizionati a destra e a sinistra due coppie di morsetti rossi. Ciascuna coppia costituisce un unico collegamento, in quanto i due morsetti che la compongono sono elettricamente uniti. Una coppia di questi morsetti serve per il collegamento all’aereo e l’altra per il collegamento alla terra. Sempre sul retro al centro trovasi installato un interruttore a clip, a due vie, del tipo on-off-on. Esso ha i due on orientati verso il relè artigianale in corto circuito, mentre gli altri due on e due off consentono di staccare, nel circuito del coherer, la tensione, che si preleva con il cursore del reostato.


Perciò, quando il clip è diretto verso il relè artigianale, il circuito del coherer inserito forma una maglia attiva, in quanto in essa agisce la forza elettromotrice prelevata dal reostato mediante il cursore; quando, invece, il clip è diretto verso il reostato il circuito del coherer forma una maglia passiva, non agendo in essa alcuna forza elettromotrice. Questa condizione permette di utilizzare la stazione senza la tensione di rete (220 V), allorquando si impiega il coherer a goccia dimercurio, bensì sfruttando la tensione di una pila di 1,5 V o al massimo di 3 V, trasformando questo ricevitore nella stazione di S. Giovanni di Terranova (Canada).


Per realizzare questa trasformazione si opera nel seguente modo:
  1. Si stacca l’alimentazione a 220 V, se inserita.
  2. Si chiudono, per precauzione, i due interruttori a pulsantini di colore nero, situati davanti l’alimentatore.
  3. Si chiude l’interruttore a pulsantino di colore rosso, situato tra i due morsetti rosso e nero d’inserzione della cuffia, posti al centro sul davanti.
  4. Si dispone il clip dell’interruttore on-off-on orientato verso il reostato.
  5. Si collega infine un polo della pila, che si utlizza per questa trasformazione, ad uno dei morsetti della cuffia, poi si collega l’altro polo ad uno degli spinotti della cuffia ed infine si collega l’altro spinotto della cuffia all’altro morsetto della cuffia.

A questo punto la trasformazione è completata e la stazione ricevente è pronta per funzionare come quella di S. Giovanni di Terranova il 12 dicembre 1901, e, quindi, per ascoltare i messaggi trasmessi con l’alfabeto Morse in cuffia, con la possibilità di trasportarla anche in luoghi non serviti dalla rete elettrica.


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