Presentazione

Questo sito vuole rappresentare un modesto tributo al genio di Guglielmo Marconi, del quale l’autore è un fervente ammiratore fin dall’età di 15 anni, quando, sfogliando alcuni libri di fisica, venne a contatto con i primitivi schemi di apparati radiotelegrafici trasmittenti e riceventi.

Stupiva di quelle apparecchiature l’enorme semplicità dei componenti, facilmente realizzabili. Certo, oggi esse sarebbero considerate inservibili, ma proprio per questo non si può non rimanere meravigliati dal fatto che, grazie ad esse, Marconi sia riuscito a compiere imprese ai limiti delle possibilità umane, confermando la geniale intuizione che con le onde elettromagnetiche sarebbe stato possibile trasmettere un segnale intellegibile “attraverso le più grandi distanze”. Tutto ciò risulta ancora più strabiliante se si pensa che a realizzarlo è stato un giovane che non aveva conseguito alcun diploma e che era quindi un autodidatta, meglio forse un inventore artigiano.

Come è noto, la consacrazione dell’opera di Marconi avvenne il 12 dicembre 1901, con il collegamento transoceanico tra Poldhu e San Giovanni di Terranova, su una distanza di oltre 3000 km.

Nel 1997 l’autore di questo sito, che all’epoca aveva 56 anni, animato da un impulso irrefrenabile, iniziò a ricostruire quelle apparecchiature, rudimentali, certo, ma ancora piene di vita e di storia, perché capaci di raccontare il percorso della radiotelegrafia e quindi delle telecomunicazioni a partire dalla sua alba – correva l’anno 1894 – nella celebre “stanza dei bachi”, al secondo piano di Villa Griffone, casa paterna di Marconi.

Le apparecchiature ricostruite sono in tutto 25 e comprendono l’apparato trasmittente a scintilla e gli apparati riceventi a coherer, a detector magnetico, a galena e triodo. E’ stato inoltre ricostruito un trasmettitore ad arco voltaico e quindi ad onde persistenti (quello a scintilla è invece a onde smorzate).

Si tratta chiaramente di modelli in scala ridotta, che non aspirano a riprodurre fedelmente gli originali, ma che hanno di quelli gli stessi componenti e, soprattutto, sono perfettamente funzionanti e rigorosamente coerenti con le conoscenze scientifiche dell’epoca. In tali modelli di poche decine di watt di potenza, non si troverà l’abile perfezionamento che Marconi apportò gradatamente nel tempo; l’autore, intenzionalmente, ha ricostruito questi modelli si può dire d’istinto, così come il giovane Guglielmo in origine li concepì, ossia nel loro schema essenziale.

Tutto ciò per lasciare imprigionato in essi il febbrile lavoro di graduale perfezionamento, che lo scienzato artigiano dovette eseguire, montando, smontando, regolando, cambiando, aggiungendo, togliendo, aggiustando, sostituendo e così continuando; e tutto ciò con le sue stesse mani. Chissà quanti metalli ha pazientemente limato, sul tavolo della stanza dei bachi, per ottenere le polveri metalliche e i miscugli da provare nei suoi coherer!

Quanto ai materiali utilizzati, si è cercato di riprodurre, per quanto possibile, le metodologie costruttive dell’epoca, utilizzando, prevalentemente, legno (rovere) e ottone; solo in rari casi si è ricorso ad altri tipi di materali. Naturalmente tutte le apparecchiature sono state ricostruite rigorosamente a mano, in un arco di tempo di circa due anni.

Oltre alle 25 ricostruzioni in scala ridotta, nel corso degli anni l’autore ha acquisito anche alcuni pezzi originali dell’epoca, nonché numerosi libri, documenti e cimeli riguardanti l’avventura marconiana. “La stanza dei bachi” si propone di catalogare ed illustrare il complesso di questa collezione privata.

Al visitatore si suggerisce, pertanto, di iniziare la sua esplorazione a partire dalla pagina denominata, appunto, “Collezione”, che elenca dettagliatamente tutti gli oggetti appartenenti alla stessa.

Ing. Luigi Farano