5 luglio 2019

Microfono di Hughes


Questo microfono fu ideato da David Edward Hughes nel 1877. Esso si basa sulla proprietà che ha il carbone di storta di variare la sua resistenza elettrica al variare della pressione cui è sottoposto, precisamente di ridurla all’aumentare della pressione ed incrementarla al diminuire della pressione.




Come si scorge dalle foto, questo microfono è realizzato disponendo, ortogonalmente, su  una delle facce di una tavoletta, in genere di  legno, due cilindretti di carboni di storta verso le cui estremità libere sono presenti due incavi, nei quali è alloggiato un terzo cilindretto di carbone di storta, appuntito alle due estremità, senza possibilità di fuoriuscita dagl’incavi.


Cosa molto importante i contatti negl’incavi devono essere molto soffici in modo da consentire al cilindretto di carbone appuntito di muoversi alla minima azione esterna. Questo microfono viene inserito in serie in un circuito nel quale sono presenti anche una pila e un ricevitore telefonico.


Quando si parla davanti alla tavoletta di legno, che ha anche funzione di cassa di risonanza, le onde sonore causano vibrazioni del cilindretto di carbone appuntito, producendo, così, la variazione di  pressione nei punti di contatto degl’incavi. In tal modo la corrente che fluisce nel ricevitore viene modulata in modo sincrono alle vibrazioni prodotte dalla voce, inducendo la laminetta del ricevitore telefonico a riprodurre le medesime vibrazioni e quindi la stessa voce.


Si tratta di un microfono molto sensibile a tal punto che si riesce a sentire anche il battito di un orologio. Questo microfono potrebbe esser impiegato, anche in una stazione radiotelegrafica ricevente, come un coherer che non necessita del decoherizzatore per ascoltare in cuffia l’alfabeto Morse. Infatti, stante i soffici contatti tra i tre carboni di storta, le onde elettromagnetiche sono in grado, data la loro alta frequenza, di produrre, nei punti di contatto, microscopiche scintille che chiudono il circuito del coherer, attivando la cuffia. Al cessare delle onde elettromagnetiche le scintille non scoccano più e perciò l’apparecchio si decoherizza automaticamente. Ricordare allo scopo la stazione radiotelegrafica ricevente di Poldhu, nella quale il coherer autodecoherizzante è costituito da un tubetto di vetro, contenente una gocciolina di mercurio tra due carboni di storta.

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